Nel cuore del Myanmar, una donna coraggiosa e visionaria dà vita a un progetto sociale e ambientale che parte dal tè.
Verso la fine del 2024 ho avuto l’opportunità di risentire Phyu Thwe, founder di Mogok Tea e nostra fornitrice ufficiale di tè birmano. Qualche giorno prima della nostra videocall, Phyu ci aveva scritto per annunciarci l’arrivo di nuovi tè: ne abbiamo approfittato per farci una bella chiacchierata online, durante la quale Phyu mi ha raccontato gli sviluppi del progetto sociale che da anni sta portando avanti. Un progetto che sta cambiando la vita a villaggi interi e i cui ultimi risultati mi hanno profondamente colpita – ovviamente, un progetto che parte dal tè.
In seguito a quel piacevolissimo e densissimo incontro, ho maturato l’idea di scrivere un articolo a riguardo. Ci sono realtà che meritano davvero di essere raccontate e fatte conoscere il più possibile. Come identiTEA, ci siamo sempre posti l’obiettivo di diffondere la cultura del tè e soprattutto di difenderne l’etica – ambientale, lavorativa e umana. La rete sociale che Phyu ha saputo costruire e l’enorme macchinario che è riuscita a mettere in moto lasciano senza fiato.
Questo articolo un po’ diverso dal solito nasce dunque dal profondo desiderio di far conoscere questi tè, la loro storia e soprattutto il loro futuro grazie al progetto di Phyu, rendendovi potenzialmente tutti artefici di un futuro migliore per i villaggi di Mogok.
Indice
Mogok sotto scacco, tra miniere e deforestazione
Phyu Thwe: quando la rinascita è donna
Myanmar e tè
Prima di parlarvi nello specifico di questo progetto, ecco una velocissima panoramica sul Myanmar in relazione al tè: una bevanda che da secoli fa parte del patrimonio culturale del popolo birmano.
Origini antichissime
In un paese che si trova incastonato fra terroir ideali per la coltivazione della Camellia Sinensis, non poteva che prodursi dell’ottimo tè. Il Myanmar si colloca infatti tra l’India orientale (non lontano dall’Assam), la provincia cinese dello Yunnan, il Laos e la Thailandia: un’area che costituisce l’antichissima culla del tè, dove tutto ebbe inizio.
Si pensa che in Myanmar le persone abbiano iniziato a consumare tè almeno un migliaio di anni fa, e resta ad oggi un rituale quotidiano e un forte simbolo di accoglienza. È coltivato, bevuto e anche mangiato dalle popolazioni locali: celebre è il laphet (che significa proprio “tè” in lingua birmana), piatto nazionale che consiste in tenere foglie di tè condite con semi di sesamo, olio, aglio e altre spezie, come una sorta di insalata.
Molto legati alla cultura del tè dalle origini sono in particolare alcuni gruppi etnici del Myanmar, come i Wa e i Palaung, che vivono nello stato di Shan, al confine con lo Yunnan. Per queste popolazioni la coltivazione del tè è stata il principale elemento di sussistenza alimentare ed economica per secoli.
Qualcuno suggerisce che il tè, in particolare lo sheng (tè fermentato crudo) sia stato introdotto in Myanmar anche grazie alla Ancient Tea Horse Road: le forme di tè compresso venivano occasionalmente vendute “di passaggio”, quando le carovane cinesi in partenza da Sichuan e Yunnan attraversavano i territori birmani dirette in Tibet, cariche di prezioso puer.
Insomma, il tè è anticamente presente in Myanmar, anche se storicamente veniva prodotto più per il consumo locale che per l’export (non dimentichiamoci che fino al 1948 il Myanmar era colonia inglese e non era permesso il commercio del tè con altre nazioni, dato che la Corona britannica ne deteneva il monopolio).
Le cose oggi stanno un po’ cambiando: il commercio internazionale sta pian piano fiorendo e il tè del Myanmar può così giungere sino a noi. Non si tratta di grandi quantità, ma sicuramente di produzioni di qualità, che valorizzano il territorio e la sua antichissima tradizione.
Quali tè si fanno in Myanmar
Le tipologie di tè prodotte ad oggi sono per lo più tè verde (oltre il 50%), tè nero/rosso (intorno al 30%) e tè fermentato crudo in stile sheng – una comprensibile influenza del vicino Yunnan.
La varietà più utilizzata è la Camellia Sinensis Assamica, che cresce rigogliosa in un terroir per lei adattissimo, come si può intuire dalla posizione geografica del paese.
È tuttavia presente anche una varietà di camelia locale detta Camellia Irrawadiensis, che cresce sulle sponde nord del fiume Irrawaddy, ha foglie più piccole dell’assamica e un profilo aromatico differente.
Dove si produce il tè in Myanmar
Nelle aree meridionali dello stato di Shan, e soprattutto lungo il confine meridionale dello Yunnan, si concentra oggi la maggior parte delle coltivazioni di tè del Myanmar.
Oltre al più famoso stato di Shan, però, c’è un’altra area che produce tè e che si trova nel centro del paese: a circa 200 chilometri dal capoluogo di provincia Mandalay, si aprono meravigliosi scenari, tra cui la valle di Mogok. La storia che vi racconto oggi inizia proprio qui.
Mogok sotto scacco, tra miniere e deforestazione
Affacciato su un panorama splendido, fatto di valli e colline verdeggianti, con un terreno ricchissimo di minerali e perfetto per la crescita del tè, sorge il villaggio di Mogok. Delle ombre, però, sembrano addensarsi sul futuro di questa regione.
La valle di Mogok è rinomata per l’abbondanza di pietre preziose, in particolare per la presenza nel sottosuolo e nelle rocce di rubini e zaffìri – tanto da essere stata ribattezzata “Valley of Rubies”.
È da oltre 800 anni che l’industria mineraria è presente in questa zona, ma col fatto che nel tempo le risorse sono state progressivamente depauperate, gli scavi si sono fatti via via più aggressivi e soprattutto pericolosi, mettendo le vite dei lavoratori a rischio e devastando l’ambiente tra l’uso di esplosivi e la conseguente deforestazione. La mancanza di regolamenti in materia di sicurezza sembra interessare a pochi.
Oltre alle ovvie conseguenze ambientali, ci sono purtroppo non poche ripercussioni sociali causate dall’intensificarsi di questo tipo di attività.
Alcuni villaggi, come Kyaut Saung, costituito quasi interamente da persone di etnia Palaung, si sono svuotati. Restano solo le donne, gli anziani e i bambini, mentre giovani e adulti si sono trasferiti all’estero per trovare lavoro, oppure in altre zone per lavorare nelle miniere: tanti di loro, infatti, hanno riposto le proprie speranze di crescita economica sulle attività minerarie che stanno devastando il territorio birmano.
La situazione si è fatta particolarmente difficile per le donne dei villaggi, che senza prospettive economiche reali sopravvivono a fatica – soprattutto le donne anziane. Alcune di loro setacciano gli scarti minerari alla ricerca di gemme che possano essere sfuggite alla selezione, rivendendole poi ai vari “gem markets” locali. Tuttavia, questo tipo di impiego saltuario non permette di assicurarsi una buona qualità di vita e non è sostenibile sul lungo periodo.
Phyu Thwe: quando la rinascita è donna
La situazione non è certo delle più rosee, tra i problemi legati alle attività minerarie, la mancanza di lavoro e la diffusa povertà. Ma, a migliaia di km di distanza, c’è qualcuno che proverà a cambiare le sorti di tante persone.
Phyu Thwe è una giovane donna birmana che vive a Londra, dove lavora come contabile. La sua carriera va a gonfie vele, la sua situazione economica anche e la sua vita è decisamente agiata e frizzante. MA – c’è un MA. Phyu pensa spesso alla sua terra d’origine, soprattutto al suo villaggio a Mogok dove ha lasciato il cuore, e a un certo punto si trova davanti a un bivio.
Vorrebbe lasciare un segno, intraprendere qualcosa che abbia un impatto positivo sulla vita delle altre persone e in particolare della sua famiglia e della sua comunità. Come fare per donarle un futuro migliore?
Seguendo il proprio cuore e le proprie radici, Phyu dà una scossa alla propria esistenza: torna in Myanmar e riparte dal Five Trees Estate, coltivazione di tè appartenente alla sua famiglia, dove sua madre conserva tante memorie felici della sua giovinezza. Il Five Trees Estate, che deve il suo nome ai 5 enormi alberi di banyan situati all’entrata, è un bellissimo giardino immerso nella vegetazione selvatica, che accoglie il visitatore con un antico tempio buddhista e tanti altri piccoli santuari sparsi fra le piante secolari.
Phyu crede fermamente che il tè sarà il motore per portare un miglioramento nella vita della comunità, creando nuovi posti di lavoro e un benessere economico che indurrà le nuove generazioni a non abbandonare più Mogok per fuggire all’estero.
Aumentando inoltre gli ettari dedicati alla coltivazione del tè, si potranno anche contrastare le dannose attività minerarie che stanno squassando il territorio sotto più di un punto di vista. Il rispetto dell’ambiente è fondamentale.
Ma prima di mettersi in azione e passare alla pratica, Phyu ha saggiamente la pazienza di affrontare tutta la teoria – e quella sul tè è tanta!
La fondazione della Mogok Tea
Phyu decide di iniziare un percorso di studio sul tè nel 2018: si affida alla tea consultant Beverly Wainwright della Scottish Tea Factory, che l’anno successivo formerà anche il resto del team della Mogok Tea in una bellissima ottica di collaborazione femminile.
Quando nel 2019 la Mogok Tea vede ufficialmente la luce, il processo di riqualificazione dell’estate è totale: nuove strutture sostituiscono vecchie capanne ormai non più adeguate e la micro-impresa viene equipaggiata con macchinari più moderni e tutti gli spazi necessari a una produzione migliore e più efficiente.
Parte del team, composto soprattutto da donne spesso non più giovanissime, viene istruito e addestrato alla raccolta manuale del tè e a tutti gli step da seguire per ottenere una produzione eccellente. Il training include anche altri aspetti essenziali su cui il personale dell’azienda viene formato, come la degustazione e la valutazione della qualità del tè, in conformità agli standard internazionali.
L’estate, prima legato solamente e tradizionalmente alla produzione e lavorazione del tè verde, inizia ora a produrre anche tè nero e tè bianco: a Phyu piace sperimentare e raccogliere continuamente nuove sfide – e i risultati non tardano ad arrivare.
Teniamo presente la produzione giovanissima di questo giardino: i nuovi ettari hanno meno di 5 anni, alcune piante sono estremamente giovani e il team è al lavoro soltanto da pochi anni. Eppure i tè sono di tutto rispetto e pian piano si fanno notare.
Il tè nero vince infatti il primo premio alla competizione internazionale The Leafies nel 2022, e nello stesso anno il tè verde (il nostro amato Tiny Temple Green) si porta a casa un meritato Highly Commended Award.
Un altro tè merita di essere menzionato: il Tree Spirit Vintage White. Durante la nostra call, Phyu mi aveva raccontato di questo tè bianco invecchiato prodotto nel 2020 che stava riscuotendo grandi successi e si è offerta di farcelo assaggiare. Non ce lo siamo fatti ripetere due volte, ed eccolo selezionato oggi tra i nostri tè bianchi: dolce, floreale e fruttato, mostra le skills raggiunte dal giovane team di Phyu nella creazione di nuovi prodotti.
Gli ingranaggi di questo nuovo sistema si muovono e la Mogok Tea apre alla comunità locale scenari totalmente nuovi.
Un grande progetto sociale
Si chiama Mogok Tea, ma – come anticipato – non è solo un’azienda che produce e vende tè: si tratta di un progetto molto più ampio con implicazioni sociali in primis, che attraverso il tè punta alla rinascita e al benessere della comunità di Mogok.
Sono 7 gli obiettivi che costituiscono la vision aziendale di Mogok Tea:
• Produrre di tè di alta qualità e generare un rinnovato interesse in questa attività
• Dare una vita pienamente sostenibile agli abitanti locali
• Offrire formazione ad altri piccoli coltivatori e produttori di tè della zona
• Accrescere la consapevolezza sull’ambiente
• Accrescere la consapevolezza sulla salute mentale
• Utilizzare i profitti per avviare un programma di riciclo e sostenibilità
• Realizzare un sistema di welfare per lo staff aziendale
Obiettivi ambiziosi, certo, ma non impossibili: tante cose sono già accadute o stanno accadendo, con un radicale cambiamento per la vita delle comunità locali.
Parlando con Phyu, ciò che forse mi ha colpita di più è stata l’emergenza sanitaria: a Kyaut Saung, ad esempio, gli abitanti non avevano la possibilità di ricevere le visite di un medico o le cure necessarie, non solo per mancanza di denaro (nessuno poteva permettersi di pagare una visita o una terapia), ma anche per mancanza di forniture e apparecchiature mediche, e perché non c’era fisicamente una clinica adeguata dove i malati potessero recarsi.
Attraverso una collaborazione della Mogok Tea con un partner in Belgio, lo stesso villaggio ora gode di un programma sanitario ben avviato, con fondi che permettono a chiunque di poter ricevere cure mediche di base, visite e follow up.
Mogok Tea supporta la comunità in tutti gli aspetti essenziali della vita: un fondo alimentare che viene distribuito a chi ha bisogno e fornisce alle famiglie beni di prima necessità, ad esempio, è un altro dei tanti modi in cui vengono reinvestiti i profitti derivanti dal tè.
Pindaya e il tè di montagna
Una delle espressioni che più mi vengono in mente pensando a Phyu, è sicuramente “problem solver”: una donna che non si arrende alle circostanze e che con creatività e tanta passione riesce a trovare sempre soluzioni alterative per cambiare ciò che non va.
Il 2024, purtroppo, ha inflitto nuove ferite alla regione: dopo le difficoltà legate al COVID nel 2020 e allo scoppio della guerra civile birmana nel 2021, l’estate dello scorso anno si è aperta con pesanti agitazioni civili che hanno coinvolto proprio l’area di Mogok.
Recarsi nelle piantagioni non era possibile, ma giugno è un momento importantissimo per la raccolta e la lavorazione: perderlo significa fermare tutta la produzione sino all’autunno inoltrato. Che fare allora?
Phyu non si è data per vinta e ha cambiato strategia. Ha dato vita a una collaborazione tra la Mogok Tea e i piccoli coltivatori dell’area di Pindaya, nel sud dello stato di Shan. In questa affascinante cittadina affacciata sul lago Pone Taloke e nelle aree verdi che la circondano coesistono vari gruppi etnici: anche qui il tè è parte integrante della cultura locale.
Il tè raccolto nell’estate 2024 sui monti di Pindaya è un tè nero (o rosso) di alta quota, un blend di più giardini che offre note balsamiche e avvolgenti, lievemente smoky. Lo abbiamo assaggiato anche noi e ci è piaciuto moltissimo! Assieme al Tiny Temple Green e al bianco invecchiato Tree Spirit Vintage White, è infatti andato ad arricchire la nostra selezione birmana.
Una collaborazione che unisce le varie comunità del Myanmar anche nelle difficoltà, e che dimostra quanto il tè sia un elemento fondamentale per il paese.
Il tè per un futuro migliore
Sapere che esistono progetti come questi, dove il tè è capace di salvare e risollevare le vite di intere comunità, ci scalda il cuore. Quando abbiamo conosciuto Phyu e assaggiato i suoi tè per la prima volta, abbiamo capito subito che c’era qualcosa di speciale nel progetto Mogok Tea.
Quello che ci auguriamo che accada da questa parte del mondo è che, a furia di parlare, raccontare e far conoscere questo tipo di realtà legate al tè, si prenda un po’ più coscienza di ciò che si sta acquistando: che ci si chieda da dove arriva, chi e come lo ha lavorato e a quale prezzo.
Noi di identiTEA siamo sicuramente onorati di aver iniziato una collaborazione con questa donna straordinaria e di essere in qualche modo una piccolissima parte del suo enorme progetto socio ambientale. Un progetto che parte dal tè.