Una parola piccola che ha attraversato il mondo. Ma in italiano si dice tè, the o tea?
Ti è mai capitato di scrivere “the” o “tea” per riferirti alla tua bevanda preferita e poi chiederti se fosse corretto? Non sei solo! La confusione è comprensibile: questa parola, semplice all’apparenza, ha attraversato lingue, culture e secoli di storia. Facciamo chiarezza su come si scrive in italiano e scopriamo insieme l’affascinante viaggio della parola “tè”.
Indice dei contenuti
Come si scrive tè in italiano?
Come si dice tè negli altri paesi?
Come si scrive tè in italiano?
A questo rispondiamo subito, dalla serie “via il dente, via il dolore 😀. La forma corretta per indicare la bevanda ottenuta dalle foglie della Camellia sinensis è tè, con l’accento grave sulla “e”. Questo piccolo segno grafico fa la differenza: senza accento, “te” diventa il pronome personale (es. “ho pensato a te”) e si perde il riferimento alla bevanda.
Le varianti the e thè, sebbene occasionalmente usate, non sono corrette, poiché considerate derivazioni dalla grafia francese thé. Lo stesso vale per “tea”, che è semplicemente il nome inglese del tè.
La regola, quindi, è semplice: tè con l’accento è la forma più precisa e coerente con la lingua italiana.
Da dove viene la parola tè
Dietro questa semplice parola si nasconde un viaggio davvero affascinante. Il termine più antico associato al tè è “t’u”, usato in Cina già intorno al 500 a.C. Questa parola si riferiva non solo alla pianta del tè, ma anche ad altre erbe amare utilizzate per scopi medicinali. Il significato di “erba amara” riflette il primo utilizzo del tè, che inizialmente veniva mangiato o bollito insieme ad altre erbe per sfruttarne i benefici.
Secondo la leggenda, fu il dio-antenato cinese Shen Nong (神農), esperto di botanica e padre dell’agricoltura, a scoprire i benefici del tè. Si dice che Shen Nong assaggiasse ogni erba esistente, identificando quelle tossiche e utilizzando il tè per alleviare gli effetti negativi. Questo primo utilizzo terapeutico posizionò il tè come un elemento centrale nella medicina tradizionale cinese.
Leggi anche: Breve storia del tè, dalle sue origini all’arrivo in Europa
Con il passare del tempo, il termine “t’u” evolse in chá (茶), utilizzato nella Cina mandarina per indicare la bevanda che conosciamo oggi. L’ideogramma di chá, composto dalle parole 艹 erba, 人 uomo, 木 albero, significa “armonia dell’uomo con la natura” e si diffuse grazie al celebre Canone del Tè (Cha Jing) di Lu Yu, un testo dell’VIII secolo che può essere considerato ancora oggi tra i libri must read per ogni tea lover.
L’arrivo del tè in Europa
L’espansione del commercio globale non solo ha portato le foglie di tè in Europa, ma ha anche determinato il modo in cui il nome della bevanda è stato adottato nelle diverse lingue. Due rotte principali hanno plasmato le parole usate oggi:
◾ La via marittima, dominata dagli Olandesi, che commerciavano nella provincia cinese del Fujian, dove si utilizzava la pronuncia tay. Questa variante si è diffusa attraverso i porti europei, dando origine all’inglese tea, al tedesco tee e all’italiano tè.
◾ La via terrestre, che seguiva la leggendaria Via della Seta, diffondendo il termine chá nei paesi attraversati. È per questo motivo che lingue come il russo (chai), il persiano (chay) e il giapponese (ocha) utilizzano una forma derivata da chá.
Per semplificare, si dice che più un paese è lontano dai porti marittimi e maggiore è la probabilità che abbia adottato la parola chá.
Ma allora perché in Portogallo il tè si chiama chá? I Portoghesi, al tempo, commerciavano direttamente con Macao, dove si utilizzava questo termine. Ecco perché in lingua portoghese si usa ancora oggi chá, a differenza della maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale.
In Italia, la forma tè con l’accento grave si è affermata come standard. Varianti come the e thè sono considerate influenze della grafia francese thé, meno preferibili ma ancora diffuse.

Una curiosità sulla Polonia
La Polonia rappresenta un caso unico e interessante nel panorama linguistico del tè. La parola polacca per “tè” è “herbata”, che a prima vista non sembra collegata né a tee né a cha. In realtà, deriva da una combinazione ridondante di termini latini: “herba tea”, che significa letteralmente “erba del tè”.
Ma c’è di più. Il termine polacco per “bollitore” è “czajnik”, che trova invece origine nella parola cha (in polacco, “cz” si pronuncia come “ch”). Questo dualismo linguistico è affascinante e pone un quesito intrigante: come si è sviluppata questa disparità terminologica? La risposta a questa domanda rimane un mistero, ma è un esempio perfetto di come il tè abbia lasciato tracce diverse in ogni cultura.
Come si dice tè negli altri paesi?
Ogni cultura ha adottato il tè, ma il nome usato per indicarlo varia a seconda delle influenze linguistiche e storiche:
◾ Cha: Cina, Giappone, Corea, Russia, India
◾ Tea: Regno Unito, Germania, Italia (tè), Olanda
◾ Shai/Chai: Paesi arabi, Turchia, Iran
Questa varietà di nomi non è casuale: riflette le rotte commerciali e le tradizioni locali. La prossima volta che visiti un nuovo paese, prova a scoprire come si dice “tè”: sarà come seguire le tracce di un viaggio lungo secoli.
Una parola, un mondo intero
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