Sulle orme della storia del tè: quando e dove è nato, come si è diffuso in Europa e tante altre curiosità dalle sue origini fino a oggi
Il tè è una bevanda che dall’Oriente si è fatta strada in tutto il mondo, conquistando le popolazioni con i suoi aromi e i suoi sapori, con i suoi benefici e con l’affascinante bagaglio di cultura e leggenda che porta con sé. Da 5000 anni accompagna l’uomo, evolvendosi a seconda dell’area geografica in cui approda e anche delle mode dell’epoca: in questo articolo vediamo quali sono le sue antiche origini e come il tè è giunto sino a noi.
Indice dei contenuti
Dove è nato il tè: le origini geografiche
Le origini del tè, tra storia e leggenda
Come bevevano il tè gli antichi cinesi
L’arrivo in Occidente: quando gli europei hanno iniziato a bere il tè
Dove è nato il tè: le origini geografiche
Il nome della pianta del tè dovrebbe già darvi qualche indizio sulla sua provenienza: Camellia Sinensis, che dal latino significa “Camelia Cinese”, ci svela infatti che proprio il sud-ovest della Cina, e in particolare la provincia dello Yunnan, è la culla di questa bevanda.
Ad essere precisi, l’area geografica dove nasce il tè è un po’ più ampia: viene detta “corridoio Himalayano” e include non solo lo Yunnan, ma anche il Myanmar, il nord-est dell’India (Assam) e le zone settentrionali di Laos e Vietnam.
In queste zone, prevale la varietà di Camelia Sinensis Assamica (o Dayezhong), quella a foglia grande, che cresce bene in climi caldi e umidi e a basse altitudini. Da qui, il tè si è poi diffuso nel resto della Cina, dove per millenni ha costituito una validissima fonte di sostentamento per la popolazione.
Le origini del tè, tra storia e leggenda
Nell’antica Cina, il tè ha costituito sin dalla sua scoperta un’importante fonte di nutrimento e di cura: le foglie di Camellia Sinensis furono dapprima cibo, consumate sia “crude” come un’insalata, sia cotte e condite con altre verdure e spezie come una zuppa; poi divennero medicina, sia per le proprietà antipiretiche e di aiuto alla digestione che il tè ha, sia proprio come garze naturali da applicare sulle ferite per fermare le emorragie. Alcune popolazioni che vivevano lontane da fiumi e ruscelli, e non avevano talvolta acqua da bere a disposizione, strizzavano le foglie di tè per ricavarne liquidi e non morire di sete.
Molto più che una bevanda di piacere come lo intendiamo oggi, insomma.
Ma quando e come fu scoperto il tè?
La leggenda più famosa narra di Shennong, mitico imperatore chiamato anche Padre del Tè, vissuto intorno al 2700 a.C. Shennong studiava le cure e i rimedi offerti dalla natura, raccogliendo nella foresta bacche, radici, erbe e foglie per sperimentarne l’effetto su corpo umano. Sembra che un giorno, stanco dopo lunghe camminate, Shennong si fermò sotto un albero di tè, mise a bollire dell’acqua e si addormentò. Mentre dormiva, dall’albero caddero alcune foglioline che andarono a finire proprio nell’acqua calda: al suo risveglio, Shennong trovò la pentola piena di un liquido dorato, dal profumo invitante. Lo bevve e subito si sentì rinvigorito, oltre a compiacersi del gusto ottimo di quella bevanda inaspettata: aveva scoperto il tè.
C’è un’altra leggenda sulle origini del tè, forse meno famosa ma altrettanto affascinante: in questo caso la matrice è indiana. Bodhidharma, il monaco che all’inizio del VI secolo portò il buddhismo in Cina, si era votato a una lunga meditazione: nove anni, senza mai poter dormire. Ad un certo punto, però, Bodhidharma cedette al sonno e si addormentò. Svegliandosi, furioso con sé stesso per quella che considerava una mancanza di autodisciplina, si tagliò le palpebre e le gettò a terra, per non cadere mai più addormentato. La storia narra che da quelle palpebre, finite nel terreno come semi, nacque proprio la pianta del tè. Bodhidharma ne infuse le foglie e ne ricavò una bevanda che lo tenne sveglio e concentrato abbastanza a lungo da poter completare da quel giorno le sue meditazioni senza più addormentarsi.
Quale che fu la vera storia di come nacque il tè, possiamo affermare che la sua cultura è antichissima. Eppure, una volta il tè non era consumato come lo beviamo noi oggi.
Storia del tè: com’era bevuto in antichità dai cinesi
In Cina vi furono soprattutto tre dinastie sotto le quali si assistette a tappe di evoluzione importanti nel modo in cui si consumava il tè:
- Dinastia Tang (618 – 907): sotto questa dinastia il tè era vaporizzato e compresso in forme circolari dette “torte”, poi frantumato e cotto come una zuppa assieme ad altre verdure, sale e spezie. Sotto i Tang si assiste tra l’altro a un’esplosione del commercio del tè cinese, che veniva esportato in molti paesi limitrofi (il formato compresso aiutava anche la logistica!)
- Dinastia Song (960 – 1279): durante questa epoca, il tè veniva polverizzato e frullato in acqua con un frustino in bambù in modo molto simile al Matcha. Si formava così una schiuma dorata in superficie, che più era densa, fine e duratura e più indicava una buona preparazione e una buona qualità del tè.
- Dinastia Ming (1368 – 1644): con i Ming, finalmente il tè diventa appannaggio di tutti, anche del popolo, poiché prodotto in foglia sfusa. La preparazione non prevede più l’ingestione delle foglie, bensì un’immersione delle foglie in acqua e una loro rimozione finale: si consuma il tè filtrato. Ed è proprio sotto questa dinastia che nasce il teaware! Teiere, tazze e accessori per poter infondere e bere il tè in modo molto simile a quello odierno.
E qui in Occidente? Qui il tè arrivò molto tardi!
Soltanto durante gli ultimi anni della dinastia Ming iniziava a fiorire il commercio di tè con l’Occidente, fino a quel momento ignaro di cosa fosse e di come si consumasse quella preziosa ed esotica bevanda. Dalla Cina, infatti, il tè pian piano si era andato diffondendo già in tutto il resto dell’Asia, dalle cime innevate del Tibet (I secolo) ai territori oltre il mare, come la Corea (VI secolo) e il Giappone (IX secolo).
Vediamo allora come e quando noi europei ci siamo potuti concedere la nostra prima tazza di tè!
L’arrivo in Occidente: quando gli europei hanno iniziato a bere il tè
Visto il grande amore nei confronti del tè che contraddistingue i britannici (pensiamo alla tradizione dell’afternoon tea e ai sontuosi servizi da tè inglesi in porcellana e ceramica), si potrebbe pensare che furono gli inglesi i primi a importare il tè dalla Cina e diffonderne il consumo in Europa: e invece no.
Olandesi e Portoghesi, fortissimi nel commercio marittimo, raggiunsero per primi le coste cinesi, iniziando nei primi anni del 1600 a trattare rispettivamente con il Fujian, provincia sud-orientale posta di fronte all’isola di Taiwan, e con Macao, porto vicino a Hong Kong. Fu solo nel 1610 che la prima cassa di tè raggiunse l’Europa, dopo un viaggio di molti mesi in mare, e fu grazie alla principessa portoghese Caterina di Braganza che anni dopo la passione per il tè conquistò anche il Regno Unito. Caterina andò infatti in sposa a Carlo II d’Inghilterra: quando si trasferì, lasciando la propria madrepatria, non solo non abbandonò la sua abitudine di bere tè e di infonderlo con cura con accessori di fattura cinese, ma allargò questa sua consuetudine al resto dell’aristocrazia inglese.
Dal 1669 anche la Compagnia delle Indie Orientali iniziò a commerciare direttamente con la Cina, acquistando il tè in loco invece di comprarlo dai più vicini venditori olandesi (come avevano fatto sino ad allora).
“Ma come?”, si starà chiedendo qualcuno, “…l’India non produceva molto tè? Gli inglesi non potevano acquistarlo dal subcontinente indiano?”. Non proprio: l’India non conobbe il tè fino al 1830 e furono proprio gli inglesi a introdurne la coltivazione a fini commerciali. Quando durante le Guerre dell’Oppio (1839 – 1860) la Cina chiuse i suoi porti al commercio europeo, ecco che i britannici decisero di rendersi indipendenti e di far crescere il tè nel loro maggiore possedimento: l’India, all’epoca colonia britannica, e in particolare le aree settentrionali di Assam e Darjeeling videro la nascita di molti giardini e divennero aree di grandissima produzione di tè.