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Viaggio alla scoperta dei tè del Darjeeling

Si fa presto a dire Darjeeling! Storia, origini e tipologie di Darjeeling Tea

I tè neri del Darjeeling sono tra i più apprezzati al mondo… E non è difficile crederlo! Tuttavia, parlando di Darjeeling Tea è necessario fare alcune precisazioni, poiché non tutti i tè provenienti da questa specifica zona sono uguali. Il loro aspetto e il loro gusto può dipendere da diverse variabili come, per esempio, il periodo del raccolto.

Indice dei contenuti

Un po’ di storia: come e perché il tè è arrivato nel Darjeeling

Cosa vuol dire Darjeeling e dove si trova

I raccolti nel Darjeeling

Differenza tra First Flush e Second Flush

I tè autunnali del Darjeeling

Curiosità sul Darjeeling Tea

Un po’ di storia: come e perché il tè è arrivato nel Darjeeling

Il tè iniziò a diffondersi in Inghilterra agli inizi del 1600 grazie a Caterina di Braganza, portoghese e regina consorte di Carlo II d’Inghilterra. L’abitudine di consumare tè in foglia e di infonderlo con cura nelle migliori porcellane attecchì presto all’interno degli alti ranghi dell’aristocrazia inglese e la domanda di questa deliziosa bevanda iniziò a crescere piano piano. Nel 1669, gli inglesi ebbero l’illuminazione: non aveva senso continuare ad acquistare le foglie di tè dai venditori olandesi se potevano acquistarle direttamente alla fonte (pagandolo molto meno). Ecco, quindi, che la Compagnia delle Indie Orientali iniziò a fare affari direttamente con la Cina.

Leggi anche: Breve storia del tè, dalle sue origini fino al suo arrivo in Europa

Tuttavia, la domanda in import di tè, riso, seta e porcellane superava di gran lunga le possibilità di esportazione, motivo per cui gli inglesi cominciarono a utilizzare l’oppio come moneta di scambio.

Perché proprio l’oppio?

L’oppio veniva consumato in Cina già ai tempi della dinastia Ming, principalmente alla corte degli imperatori. La diffusione nel corso dei secoli si intensificò anche tra i ceti meno abbienti, tanto da spingere l’imperatore Yongzheng a vietarne l’uso e la vendita a partire 1729, se non ai fini medicinali.

Dopo aver conquistato il Bengala nel 1757, la Compagnia britannica delle Indie Orientali partì con diverse coltivazioni intensive di papavero da oppio in quella zona, assicurandosi così il monopolio (o quasi) nei traffici. Per appianare lo scompenso in bilancio dovuto alla sproporzione tra entrate e uscite, alla fine del 1700 la Compagnia britannica reintrodusse l’oppio in Cina, nonostante fosse illegale, in cambio di argento.

Un numero sempre maggiore di tossicodipendenti, la paura di diffusione in classi meno abbienti (e la possibilità di rivolte), le scorte di argento che iniziavano a scarseggiare e molti altri motivi portarono a quelle che oggi conosciamo come Guerre dell’oppio (1839 – 1842 e 1856 – 1860).

Ma che cosa c’entra tutto questo con il Darjeeling?

Durante le Guerre dell’oppio, i traffici tra Cina e Inghilterra vennero totalmente sospesi (per ovvie ragioni). Fu in questo momento che i britannici compresero che l’unico modo per avere tè a un prezzo accessibile era quello di coltivarlo da sé In India (che ai tempi era una loro colonia).

Il Darjeeling entra in gioco il 1° febbrario del 1835, quando la Compagnia delle Indie Orientali acquisì l’area con atto di concessione firmato dall’allora governatore del Regno di Sikkim, con l’obiettivo di costruire un sanatorio. La sovraintendenza del distretto venne affidata al medico scozzese Archibald Campbell, il quale nel 1839 si trasferì nel Darjeeling per curare lo sviluppo del progetto e del territorio.

Gli inglesi erano già degli assidui bevitori di tè e il Dr. Campbell non faceva eccezione, motivo per cui provò a piantare nel giardino di casa propria dei semi di Camellia Sinensis Sinensis provenienti dalla regione indiana del Kumaon (a loro volta trafugati in Cina), a lui donati da Nathaniel Wallich della Compagnia delle Indie Danesi. Così si scoprì che la Camellia Sinensis Sinensis ben si adattava al clima della zona, a differenza della Camellia Sinensis Assamica che non riusciva a sopravvivere, ed ecco che cominciarono a spuntare le primissime piccole piantagioni sperimentali nella zona, principalmente nella valle del Kurseong.

E Robert Fortune?

Al botanico scozzese è comunemente imputato il merito di aver portato il tè nel Darjeeling. In realtà, la storia ci narra che i primi esperimenti nell’area del Darjeeling erano già partiti ben prima del viaggio di Robert Fortune in Cina. Tuttavia, il suo contributo è stato senza dubbio fondamentale per uno sviluppo maggiore delle coltivazioni.

Dopo un primo viaggio pressoché fallito, nel 1848 Robert Fortune fu chiamato a tornare in Cina come “ladro di tè”. Allora la Cina era diventata un luogo poco ospitale per gli stranieri, motivo per cui il botanico, aiutato da fedeli servitori, fu costretto a vestire con abiti tradizionali cinesi, rasarsi la testa e creare un codino posticcio per mimetizzarsi e poter girare più o meno tranquillamente in territorio cinese. Partendo dalla costa, Fortune si spostò prima nello Zhejiang e poi nell’Anhui a caccia di tè verdi, terminando il viaggio nella zona dei monti Wuyi (Fujian), area rinomata per la produzione di tè neri. Dopo aver fatto incetta di semi e piantine, il botanico e il suo servitore tornarono a Shangai per rimettersi in viaggio verso l’India.

Ma come far arrivare il tutto in buone condizioni, dato il fallimento della prima spedizione?

Semplice: costruendo un terrario! Così fecero, ma oltre a semi e piantine, Robert Fortune portò con sé tutte le attrezzature necessarie alla produzione, nonché esperti produttori di tè disposti a trasmettere ai britannici il proprio know-how.

L’impresa fu un successo e portò alla nascita di diverse piantagioni commerciali nel Darjeeling, tanto che tra il 1856 e il 1866 se ne contavano già 39. Tra i primissimi giardini sorti nell’area troviamo:

  • Tukvar, oggi Puttabong Tea Estate,
  • Steinthal
  • Alubari o Aloobari,
  • Dhutaria o Dooteriah,
  • Makaibari (fondato dal capitano Samler, poi ceduto all’amico Girish Chandra Banerjee, rendendolo così il primo giardino posseduto da una persona di nazionalità indiana),
  • Ging,
  • Ambutia,
  • Takdah,
  • Phubsering,
  • Badamtam.

Cosa vuol dire Darjeeling e dove si trova

Il Darjeeling si trova nello stato del Bengala Occidentale, a est dell’India.

mappa del darjeeling

In lingua Lepcha, parlata dagli abitanti del luogo, il nome originale era Dárjúlyáng (dimora degli dei), mentre in lingua Drenjongke, parlata nel Sikkim, il Darjeeling era chiamato dôji’ling (terra dei fulmini). Da qui Dorjéling, la pronuncia formale ancora oggi utilizzata dai britannici.

I raccolti nel Darjeeling

Nel Darjeeling, la raccolta dei tè segue una determinata stagionalità. I raccolti prendono il nome di “flush” e si dividono in:

  • First Flush > ovvero i raccolti primaverili, che vengono in genere effettuati tra la metà di marzo e la fine di aprile,
  • Second Flush > i raccolti estivi, un secondo raccolto che va da maggio a giugno,
  • Monsoon Flush > da luglio a inizio ottobre, durante il periodo dei monsoni, la raccolta non viene interrotta. Tuttavia, le foglioline colte e lavorate in questo momento dell’anno, restituiscono solitamente dei tè poco interessanti,
  • Autumn Flush > il raccolto autunnale si svolge generalmente tra ottobre e novembre, prima che la pianta vada in dormienza durante l’inverno.

Differenza tra Darjeeling First Flush e Second Flush

I Darjeeling First Flush differiscono dai Darjeeling Second Flush per diversi fattori: primo su tutti, il periodo del raccolto. Come anticipato, i Darjeeling FF vengono lavorati tra la metà di marzo e la fine di aprile, mentre i SF sono dei raccolti estivi, lavorati tra maggio e giugno.

Ma non è solo questo a renderli diversi. Sono diversi anche nell’aspetto, poiché i First Flush sono meno ossidati rispetto ai Second Flush, e nel gusto. I tè primaverili del Darjeeling si contraddistinguono per la loro incredibile freschezza, per il corpo vellutato e per i loro sentori floreali e agrumati, con richiami vegetali. I tè estivi, invece, restano decisamente più corposi, con sentori fruttati (che richiamano il moscatello) e cioccolatosi.

differenza tra Darjeeling First Flush e Darjeeling Second Flush

In questa foto è possibile vedere chiaramente la differenza di aspetto tra un First Flush e un Second Flush (a sinistra > Darjeeling Liza Hill Moonshine First Flush 2024 e a destra > Arya Second Flush 2023 SFTGFOP1), ma per comprenderla fino in fondo il nostro consiglio è sicuramente quello di assaggiarli a confronto.

I tè autunnali del Darjeeling

Dopo la stagione dei monsoni, che in genere parte a luglio e si conclude a ottobre, e prima della dormienza invernale, nel Darjeeling ci si dedica ai raccolti autunnali. Con il calmarsi delle piogge, le piante ricominciano a crescere lentamente e, tra ottobre e novembre, si raccolgono i cosiddetti Autumn Flush. Come aspetto e come gusto sono più simili ai Darjeeling Second Flush: con sentori fruttati, di legno profumato e miele.

Se desideri conoscere meglio questa tipologia di tè, ti consigliamo di testare il nostro Darjeeling Winter Mystic.

Curiosità sul Darjeeling Tea

Il Darjeeling Tea è leggendario e per questo gode di moltissime curiosità. Eccone alcune:

  • Il tè del Darjeeling gode dello status I.G.P., ovvero di Indicazione Geografica Protetta,
  • Per la sua inconfondibile freschezza ed eleganza, il Darjeeling Tea viene anche chiamato lo “champagne dei tè”,
  • Le piantagioni del Darjeeling partono da una quota di 600 metri fino ai 2000 metri,
  • Al momento in cui scriviamo, il Darjeeling conta 87 giardini,
  • Insieme all’Earl Grey e all’Assam, il Darjeeling era tra i preferiti della Regina Elisabetta,
  • Il piccolo giardino in cui il Dr. Campbell ha piantato i primi semi di Camellia Sinensis Sinensis esiste ancora, solo che ha cambiato nome e dimensioni… Oggi è Puttabong Tea Estate, di proprietà della Jay Shree Ltd.

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